Il metodo di ricerca Olistico

29.06.2020

Una Metodologia Diagnostica sensibile è l'unico approccio d'indagine utile:

ovvero capire come procedere nelle scelte procedurali fino alle vere priorità, all'interno dei labirintici meccanismi cause-effetto del corpo umano.
 
Il Nugual don Juan Matus insegnava che si può apprendere segnali detti "presagi", dai suoni del mondo e dai messaggi che ci manda costantemente nel suo magico sincronismo. Nello stesso modo ho imparato che
si può capire che si è sulla strada giusta quando tutte le cose che ti circondano sembrano sorriderti!
Il sincronismo del mondo non è cosa esterna a noi. Adesso grazie a studi "aquariani" sappiamo che filosofie come lo ho'ponopono partono proprio dal pressupposto che cambiare le nostre percezioni su quello che appare come il mondo esterno, lo cambia realmente, per una sorta di legge d'attrazione, campo morfogenetico degli eventi, sincronicità Jungiana.. ma la spiegazione in sé non è veramente importante. L'importante è arrivare a sentirlo reale sulla pelle, piuttosto che convincersi con ragionamenti che possono, per loro stessa costituzione, anche portarci a considerare l'esatto opposto. Questo infatti non è ambito che appartiene alla ragione, ma a un'altra interessante parte che comunque è nostra, anzi, probabilmente è il nostro sé più vero, racchiuso in ciò che chiamiamo anima.
L'anima infatti non è solo un aggettivo da dare a tutto ciò che è animato, quindi capace di vita fisiologica, ma è un elemento eterico reale, anche se forse non percepibile con strumenti tecnologici, quindi esclusa da quello che chiamiamo metodo scientifico, basato per definizione sulla conferma per metodi verificabili. Come fare a convincersene allora?!
La mia convinzione è che non serva affatto verificare un'evidenza così palese!
Anzi, avere quest'impulso ne sminuisce il senso, le si toglie la voce e la forza per esprimersi e ci si fissa inutilmente nella nostra parte pensante, restando così degli esseri a metà; e quindi anche inutilmente insoddisfatti di ciò che si crede di essere.
"Cogito ergo sum" è sicuramente un postulato corretto, ma non è tutta la verità!
"Deus sive natura" è invece il motto degli animisti (tra cui il professor Einstein), per i quali tutto ciò che esiste è materializzato in questo mondo in quanto possessore di un anima, dalla roccia all'essere umano.
Lo spirito permea così ogni cosa (dalla concezione cosmogonica "al principio era l'acqua! Poi da essa si generò ogni cosa" l'acqua è il simbolo dello spirito dei kaunas è di quasi tutte le religioni).
Il metodo più corretto per arrivare all'anima non è quindi di cercarla, studiarla tramite le ipotesi tramite la mente, ma è quello di sentirla lavorare, così come si può capire che c'è un cuore perché lo si sente battere.. ma per arrivare a ciò non c'è un vero metodo, solo parecchie vie personali, dettate dalle sfide che incontriamo immancabilmente sul nostro cammino.
Gli esseri umani si distinguono però da tutte le altre anime, per la presenza di una dualità interessante (la dualità mente-anima, che assieme al corpo materiale forma così la famosa triade) che li rende capaci di evolversi nello spirito. Si tratta di una sfida che ognuno di noi può scegliere se accogliere o ignorare come se non esistesse..
Per questo serve poter intuire che vi son due tipi di sorriso che la gente è in grado di fare:
• Il sorriso che deriva dal senso della vista, sia quella esterna che interna, cioè dalla capacità di visualizzare e pensare, coltivato quindi dalla parte conscia che appartiene alla nostra mente. *'
*'(In kinesiologia applicata, e quindi nella Medicina tradizionale cinese, la vista è collegata all'energia del fegato, che secondo questa mentalità nutre l'energia dei ragionamento logico. Sorprendentemente questo era così anche per la magia-medicina degli antichi egizi, ed anche lo stesso Don juan fece lo stesso tipo di commento nei suoi insegnamenti..)
• Il sorriso spontaneo che viene ispirato da sensazioni interne spesso sconosciute, derivato invece della parte inconscia alla mente, in quanto non di sua competenza, perché nasce dalla parte eterea detta anima. Essa è concepita da molte religioni antiche come una nebbiolina (parebbe avere anche una lievissima consistenza dei famosi "21 grammi" che permea ogni nostra cellula, rendendola viva e vibrante) che permea il corpo fisico, rendendolo sensibile (ma non per questo capace di darvi retta) alla voce di un'altra entità astratta per i nostri sensi quadridimensionali: lo spirito.
Lo spirito diviene così il terzo elemento della triade divina, ma non per questo estraneo al dominio umano. Anzi, esso è parte integrante di quello che siamo, ed essendo solo una piccola parte, solo all'apparenza separata rispetto all'immensità dello spirito, la chiamiamo anima! Così si creano i pronomi personali al singolare, quando al principio vi era solo un unico grande Noi.
Ciò fa si che si materializzi in noi questo potenziale: espresso appunto da concetti triali, cioè di cose unite ma con 3 aspetti, sfaccettature che si espandono su percezioni differenti: questi 3 aspetti per l'osteopatia classica sono appunto:

Corpo - Mente - Spirito
Oppure vedendone il loro aspetto sensoriale, quindi come queste parti si esprimono creando in noi la loro evidenza:

Sensi fisici, raziocinio conscio, sensazioni dell'anima.
Non sono quindi tre entità separate, ma tre aspetti che coesistono contemporaneamente!
Come si può dare equilibrio ad una solo parte quindi?! Sarebbe un'equilibrio illusorio.. miope..

Non si può quindi rinnegare la mente ma nemmeno tentare di darle ogni potere sulle nostre scelte, quindi sulla nostra vita, su come vediamo il mondo.
Perché per l'appunto, il mondo E' si come lo si vede, ma anche come lo si vuole vedere; come lo si può cercare di sentirlo e non ultimo come ci fa sentire! Perché nella realtà (così come insegnano i kaunas nello ho'ponopono) siamo tutti una cosa sola separati da un velo di illusione. Illusione necessaria per potere coltivare questa nostra peculiarità di ragionare "con la propria testa".. e quindi per definizione separata dagli altri! E' quindi la mente che ci separa, ma abbiamo anche un cuore che ci permette di riunirci in quel tutt'uno che siamo.
Per questo è bello fare l'osteopata su una base animica: permette a me, che dovrei solo indirizzare l'equilibrio degli altri, di incamminarmi nello stesso tempo verso il mio equilibrio, e più lo si trova più si diventa capaci di sentirlo e di restarne connesso.
La cosa bella di fare l'osteopata è quindi che si può avvicinarsi alla gente, entrare in contatto e sentire la separazione che si dissolve. Così da sgravarsi dall'ambizioso peso del merito, perché in realtà si diviene parte integrante del processo, e non l'esecutore separato. Fino a sentire, forse, che in realtà si sta aiutando a guarire sé stessi!
Per poi capire i risultati finali, e che si è trovato "la strada giusta", dal tipo di sorriso che compare o che si percepisce nascere dall'ospite stesso!
Quando la sua anima torna a sorridere assieme al suo corpo, la mente si bilancia e torna ad avere fame di energie-informazioni positive più idonee al suo compito di professore, è allora che traspare il sorriso, e posso sentire la mia anima che risponde alla loro sorridendo in mé!
मेघ


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